Lucciole e lanterne

Lucciole e lanterne
Foto da Pixabay

“Se il cristianesimo è un fatto, un avvenimento, esso è sollecitatore di tutti i dinamismi umani. Educare significa introdurre un individuo alla realtà totale. Solo l’accadere di un incontro che provoca una chiarificazione e intensificazione della vita senza pari può aprire a una scoperta vitale del cristianesimo: di questo Giussani era persuaso, e per il desiderio di essere strumento di una tale presenza chiese di abbandonare la carriera teologica e di insegnare religione nelle scuole superiori. Meno male che lo ha fatto, altrimenti oggi non saremmo qui.”

Sono alcuni passaggi dell’intervento tenuto ieri, martedì 22, al Meeting di Rimini dal prof. Carmine Di Martino, relatore dell’incontro dal titolo “La genialità pedagogica di don Giussani”.

Parole chiare ed inequivocabili, che, tra le altre cose, aiutano a fare chiarezza su un articolo alquanto interessante nella sua apparente farneticazione apparso nei giorni scorsi sul Corriere della Sera a firma di Antonio Polito, dal titolo “La “scelta religiosa”, le ostilità interne e la politica. La metamorfosi di Comunione e Liberazione”.

Secondo l’autore dell’articolo, negli ultimi anni il movimento di Comunione e Liberazione, grazie a don Carron, avrebbe messo in atto questa “scelta religiosa”, che l’autore dell’articolo vede come un grande passo avanti, denotando evidentemente una scarsa conoscenza della realtà di Comunione e Liberazione e anche un secondo fine non proprio occulto.

Per quanto riguarda la scarsa conoscenza, non si fa fatica a cogliere nei passaggi dell’incontro di ieri al Meeting che don Giussani ha attuato e avrebbe voluto l’esatto contrario di quella che possiamo definire “scelta religiosa”: chi ha ascoltato don Giussani e conosce il suo carisma sa bene che la sua natura più profonda è la proposta di un cristianesimo integrale, che c’entra con tutti gli aspetti della vita umana e nulla lascia fuori dal rapporto con Cristo: perfino un bambino capirebbe che proporre una “scelta religiosa” equivale a tradire don Giussani ed il carisma che lo Spirito Santo ha suscitato in lui. E forse in questo senso l’intervento del Papa e della Chiesa non risulta poi così incomprensibile come l’autore dell’articolo vuole far credere.

Per quanto riguarda, infine, il secondo fine (poco) occulto dell’articolo, nel caso di articoli come questo è sempre utile chiedersi “cui prodest?”, cioè a chi giova, chi si avvantaggerebbe da una presunta “scelta religiosa” di Comunione e Liberazione? Evidentemente, come abbiamo precisato sopra, non certo il Movimento ed i suoi appartenenti, che anzi vedrebbero tradito il proprio carisma. Chi allora? Evidentemente, quegli stessi che oggi ne parlano tanto bene e guardano ad essa come ad una grande vittoria, cioè tutte quelle élites culturali, politiche e sociali, ben lontane dal movimento, che hanno sempre visto come fumo negli occhi la presenza di cattolici non rinchiusi nelle sacrestie ma impegnati a 360° nella società, ed erano ben contenti davanti a segni di arretramento e di rinuncia a tale posizione, e ora che l’intervento della Chiesa ha riportato il movimento sulla scia del carisma di don Giussani, temono di vedersi sfuggire di mano il risultato che pensavano di aver facilmente conseguito…..

Come ricordava il moderatore al termine dell’incontro di ieri, il compito che don Giussani ci propone è indicato nella prima premessa del senso religioso: “Se si vuole diventare adulti senza essere ingannati, alienati, schiavi di altri, strumentalizzati, ci si abitui a paragonare tutto con l’esperienza elementare. In realtà così propongo un compito non facile e impopolare. Di norma infatti tutto viene affrontato secondo una mentalità comune: sostenuta, propagandata da chi nella società detiene il potere. Cosicché la tradizione familiare, o la tradizione del più vasto contesto in cui si è cresciuti, sedimentano sopra le nostre esigenze originali e costituiscono come una grande incrostazione che altera l’evidenza di quei significati primi, di quei criteri, e, se uno vuol contraddire tale sedimentazione indotta dalla convivenza sociale e dalla mentalità ivi creatasi, deve sfidare l’opinione comune. Incominciamo a giudicare: è l’inizio della liberazione.”

Pescespada