Tutto è magnifico, paragonato al nulla

“In seguito a un incidente stradale Fabiano Antoniani, 39 anni, è cieco e tetraplegico. Dopo anni di terapie senza esito, chiede di porre fine a una quotidianità che non chiama più vita.”

Così sottotitola Repubblica per raccontare la storia di un DJ e motociclista, oggi quarantenne, che dal 2014 è costretto a letto senza potersi muovere e senza poter vedere.

“Lasciatemi morire” chiede sui social, diventando l’ennesima storia-simbolo per battaglie asseritamente umanitarie.

#FaboLibero, #liberifinoallafine, #eutanasialegale sono gli hashtag con cui si racconta questa storia: interessante e subdolo “climax” dal particolare al generale, dalla persona/al diritto/alle sue conseguenze.

Interessante, perché qualunque uomo non può che essere mosso da una situazione così, dalle foto del prima e del dopo, dalle domande, dalla tentazione di disperazione. E nel muoversi si cerca sempre di affermare quello che tutto questo limite sembra voler negare: la libertà! (Di felicità, però, non si riesce davvero a parlare). Una libertà ribelle, contro il limite stesso, contro un corpo diventato prigione, contro quella “quotidianità che non chiama più vita”. Ma anche contro coloro che sembrano opporsi a questa ribellione: le leggi – naturali e civili – , la comunità sociale che in qualche modo ci lega, ci fa appartenere e, dunque, ci nega una decisione totalmente individualistica. Per non parlare, poi, della Chiesa, disprezzata quando – algida e lontana – continua a proporre una speranza impossibile.

Subdolo, perché è una corsa verso il nulla, di gente che, allo stesso tempo, grida un significato per quel nulla. Una corsa tra vinti: tanto è vero che di mezzo c’è sempre Peppino Englaro che ora spende la sua vita per il “diritto fondamentale” all’eutanasia.

Così mentre muoiono o lasciano morire tentano di affermare un bene per l’umanità tutta. Mentre l’abbandonano, la amano questa umanità.

Viene da piangere a pensare quanto questi paradossi appartengono ad ognuno di noi e quanto, ogni giorno, aprendo gli occhi abbiamo di fronte la scelta tra l’essere e il nulla.

Noi ci ritroveremo a difendere non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l’erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.”

(G. K. Chesterton “Eretici”)

Sirenetta