Notre Dame de… l’Universe!

Cari amici della Spigola,
l’incendio della cattedrale di Notre Dame (qualunque sia la causa) evidenzia una condizione a cui deve sottostare qualsiasi realtà dell’universo conosciuto: il disordine.
Di riflesso evidenzia un’altra realtà, più grande, che la comprende e la supera: l’ordine.
Mi spiego, non ho sniffato i fumi provenienti dalla combustione della Cattedrale, dico solo che la realtà così come è fatta è destinata al disfacimento: le montagne si sgretolano e si riformano, il sole di raffredda, noi invecchiamo, le cose a cui teniamo sfuggono via.
Anzi, più teniamo a una persona o a una cosa, più avvertiamo il dolore per il suo disfacimento.
Il disfacimento del segno (qui si potrebbe aprire una parentesi sul segno, in un prossimo seminario vi deluciderò).
Leopardi chiamava la natura “matrigna” perché non mantiene ciò che promette.
E aveva ragione, la natura va verso il disordine e noi ne soffriamo.
Perché?
Quella realtà più grande della natura, che la comprende e la supera e della quale l’ordine è un segno, è una cosa che non è sottomessa al disfacimento.
Avete mai visto un malato terminale?
Se non ha perso la lucidità è attaccatissimo alla vita, anche se il suo corpo è disfatto.
Quella realtà di cui siamo fatti ha come dimensione realizzatrice il lavoro: cos’è il lavoro?
La trasformazione del disordine in ordine: lo spazzino mette in ordine, il muratore crea dal cemento una casa, lo scienziato capisce la logica di una trasformazione e la rende fruibile in modo elegante, ecc.
Tutti lavorano secondo un’immagine ideale che li stimola dal di dentro, cercando di gettare sull’oggetto del loro lavoro quell’immagine.
Come si potrebbe definire in modo riassuntivo quell’immagine ideale?
Io: si chiama io.
L’io è quell’entità che non è soggetta alla vecchiaia e al disfacimento, che è tesa alla bellezza e all’infinito e che soffre per la prigione della realtà.
E fin qui, ancora ancora ci possiamo intendere.
Tutto qui?
Audacia, ci vuole audacia.
L’io è una realtà che non è soggetta alle leggi della termodinamica e della fisica.
Se parliamo dell’universo, l’io è più grande perché l’universo ha contorni limitati, anche se si allarga (in un altro seminario vi parlerò del mio rapporto col buco nero, e chiudiamo la parentesi).
L’io è la dimostrazione evidente che il reale non è solo ciò che “brucia” (ricordate il querceto di Mamre?).
Pensiamo agli uomini primitivi e alle prime civiltà: rappresentavano la “logica” del creato con terrore, avevano la religione del terrore.
Nulla poteva scavalcare il confine del misurabile e non esisteva neanche la categoria della possibilità di scavalcare questo orizzonte.
Dev’essere successo un cataclisma, un fatto tale da aver aperto la via che mette in comunicazione l’io con l’infinito, passando attraverso il disordine e il disfacimento.
Il cataclisma si chiama Resurrezione di Cristo e la via che mette in comunicazione l’io con l’infinito si chiama Chiesa.
La Chiesa è fatta di uomini e non solo di mura per cui, come è valido il detto “morto un papa se ne fa un altro”, vale anche: bruciata una chiesa ne costruiremo 1000.
Chiaro il concetto?
Ciao e… Tonno arrosto.

Tonno subito