Prescrizione

Un compromesso tra il progetto di Riforma della Prescrizione voluta da Di Maio, e quello sulla riforma del processo penale (al fine di avere tempi certi di giustizia) voluta da Salvini.

Preliminarmente occorre precisare che la prescrizione dei reati è una causa estintiva determinata dal decorso del tempo senza che la commissione del reato sia seguita da una sentenza di condanna inderogabile.
Ratio: sarebbe inutile, oltre che inopportuno, esercitare la funzione repressiva dopo che sia decorso un certo arco temporale dalla commissione dell’illecito, in forza del venir meno delle esigenze di prevenzione generale.
Ciò detto, nel corso degli anni, la disciplina della prescrizione dei reati ha conosciuto diversi interventi correttivi, confluiti nella legge cd. “ex Cirielli” n. 251/2005.
Una nuova riforma, peraltro, è da qualche tempo al vaglio del Parlamento ma risulta arenata in Senato per alcune criticità che la connotano.
Dopo giorni di tira e molla sull’emendamento voluto dai Cinquestelle, la prescrizione pare che entrerà subito nel ddl anticorruzione, ma sarà in vigore tra un anno.
Per capirci, il M5S ha inserito, con un emendamento, il blocco della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, sia in caso di condanna che di assoluzione.
O assolto o condannato la prescrizione è bloccata.
Neppure il cittadino assolto in primo grado, dunque, potrebbe ritenersi tranquillo, perché l’eventuale appello del pubblico ministero manterrebbe l’imputato assolto sotto processo a tempo indeterminato, in totale disprezzo dei principi del giusto processo e della sua ragionevole durata sanciti dall’articolo 111 della Costituzione, nonché dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

Riflettiamo su queste pochissime e basilari nozioni prima di prendere una posizione dettata dalla mancata conoscenza dei tecnicismi che interessano il processo penale italiano.
E chiediamoci se la riforma possa condurre al senso di giustizia auspicato da molti.
Alcuni sostengono che sarebbe congruo depenalizzare e aumentare l’organico inserendo delle sanzioni amministrative. Tuttavia, un occhio critico denoterebbe che una tale impostazione andrebbe a favore solo di “alcuni”.
Ma vi è di più! Siamo certi che chi sta mettendo le mani sul nostro processo penale sia a conoscenza dei meccanismi insiti in esso?
La riforma voluta  produrrà gli effetti cui mira l’immaginario delle vittime che chiedono giustizia, o condannerà molti innocenti?
Forse, l’improvvida proposta di riforma avanzata è espressione di una concezione autoritaria del diritto penale e del processo. Ed ecco motivato lo sciopero dei penalisti italiani che hanno sempre fieramente avversato tale concezione.

Polipo