QUANDO I PARADOSSI… FANNO RIFLETTERE

Dopo anni che so dell’esistenza di questo “blog”, finalmente provo a scrivere qualcosa in punta di piedi, sapendo che devo superare la prova del Direttore/Responsabile del blog: mi sembra giusto.
L’impulso mi è venuto a seguito della lettura dell’articolo di Giovanni Maddalena su “Zafferano news” – Le passeggiate dei cani e altri paradossi – , non fosse altro perché ho un cane (meglio una cagna) di colore nero con i calzini e il petto di colore bianco, quasi a voler rimarcare, simbolicamente, la mia appartenenza sportiva alla squadra più amata/odiata d’Italia, ma tant’è tanti nemici tanto onore.
Riflessioni che hanno sì riguardato i cani, ma anche la “scuola”, le “sigarette”, “l’ambiente”, ecc…, e pensavo che nell’uomo esiste e come la classifica dei valori, eviterei ovviamente di far passare il cane come valore, per dire che quando bisogna fare, tutti gli orpelli che ci si porta dietro vanno accantonati per un fine ed uno scopo superiore: la vita umana.
Ho ripensato, mentre scrivo, a ciò che mi è capitato in Polonia nel 1980, pellegrinaggio Varsavia-Czestochowa, allora avevo 29 anni ed ero nel pieno delle forze; ebbene, ad una sosta dopo una prima tappa, ero (eravamo) giù per terra a ristorarmi, stanco, vedo passare una vecchietta che camminava, con il suo passo, munita solo del suo bastone e della caraffa per l’acqua; mi sono guardato, ed ho visto le mie scarpe da tennis, il mio zaino, la mia caraffa, le mie pasticche per… , l’acqua, e lì ho capito qual era l’essenziale: camminare senza orpelli per arrivare alla meta, l’incontro con la Madonna (in quel caso).
Ecco, ci vogliono sempre situazioni forti, perché l’uomo si ricordi ciò per cui vale la pena spendersi e spandersi.
Quante volte invece, subdolamente (!?) abbiamo avuto un altro atteggiamento, come a dire: ”passata la festa gabbato lo Santo”.
Che amarezza, soprattutto se penso a me. Oggi il mio desiderio è quello di non rifare lo stesso errore, dimenticare e passarci sopra, come dire: ”me la sono scampata”, so anche però che sono debole, e la possibilità di ricaduta è reale, è presente. Allora non c’è scampo?
Mi ricorderò di spegnere la TV (o di far spegnere) quando i politici faranno i loro “litigi” post virus? Mi (ci) ricorderò (emo) dei medici, infermieri, insegnanti, forze dell’ordine, ecc…?
Ho questa impressione: il tempo che mi resta, lo dovrò vivere ancora in “trincea”, con la “baionetta” a difendere l’Umano ed il significato della Vita (passatemi i termini trincea e baionetta, non sono un guerrafondaio), a ricordare che NON ci si salva da soli, nel senso che pur da pensionato/lavoratore (non so per quanto ancora) non posso mettermi le pantofole e riposare, la vita continua (meno male).
Non posso fare niente da solo, come spesso ho voluto fare in passato senza nessun risultato, ma solo in una compagnia che mi guidi al compimento della vita potrò essere in “trincea”.
Continuerò a portare il mio cane fuori per la passeggiata, così la faccio pure io e sarò giustificato, non uscirò a fumare ed a comprare le sigarette, non fumo, continuerò a lottare per la libertà dell’educazione, e certamente continuerò a fare tutti quei gesti necessari a conservare l’umano che è in ciascuno di noi, continuerò ad essere caritatevole, in primis con me e poi con i miei cari, perché ciò che può cambiare il mondo è proprio la carità, senza se e senza ma.

Corydoras