La realtà supera l’idea

I paragrafi dal 217 al 237 dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium si occupano de “Il bene comune e la pace sociale”. Le riflessioni del Papa vertono su 4 principi. Senza pretesa di esaustività, provo a dire cosa hanno evocato in me. Il primo principio (Il tempo è superiore allo spazio) ha a che vedere con il modo di concepire il potere che tenta di occupare sempre più spazi, anziché avviare processi virtuosi che porterebbe a sviluppi non controllabili da chi li ha avviati. In tale prospettiva collocherei il problema dell’immobilismo del nostro Paese dove alcuni ruoli in campo politico, economico, ma anche ecclesiale sono “a vita”, e precludono qualunque ricambio generazionale. Per progredire occorre lasciare che ciò che si è generato e curato, faccia la sua strada. Il secondo principio (L’unità prevale sul conflitto) attiene alla modalità di composizione dei conflitti (famiglia, lavoro, condominio, parlamento). Normalmente essi sono affrontati o avendone paura (rinunciando di fatto ad affrontarli o annacquando tutto con un generico “volémose bene”) o con l’imposizione del più forte. Per “comporre” il conflitto senza censure o imposizioni violente occorre una partenza non equivoca: posso non condividere nulla di quello che dice, ma questo non diminuisce il valore assoluto dell’altro, in quanto essere creato per un destino infinito. Si potrebbe cominciare una sperimentazione nelle riunioni condominiali. Terzo principio: “La realtà è più importante dell’idea”. Mi vengono in mente due esempi: 1) la crisi economica, le cui origini sono rintracciabili nell’idea, affascinante, che anche i meno abbienti potessero accedere al mutuo per l’acquisto della casa, parcellizzando il rischio di insolvenza con il sistema dei sub-prime. La realtà si è incaricata di riportarci con i piedi per terra, tant’è che con la crisi che si è innestata stiamo ancora facendo i conti. 2) La riforma del lavoro di montiana memoria, frutto dell’illusione di riformare le regole del lavoro solo sulla base di conoscenze teoriche, ignorandone le dinamiche reali con danni maggiori dei benefici (esodati, norme assurde sul licenziamento, limiti antistorici al lavoro part time, snaturamento dei tirocini formativi ecc.). Infine il principio per cui “Il tutto è superiore alla parte”. Il tutto, dice il Papa, è anche di più della somma delle singole parti. Due flash anche su questo: l’uomo è di più delle sue componenti biologiche, cui la moderna tecno-scienza tenta di ridurlo: ragione, libertà, affezione, desiderio sono parte di me, come lo sono braccia, fegato, polmoni. Considerare l’uomo senza l’uno o l’altro di tali fattori significa mutilarlo. Oppure – per tornare al campo economico – la crisi, vista solo dalla prospettiva dei Paesi del Mediterraneo (Italia, Spagna, Grecia), sembra difficilmente superabile; se inglobiamo nel nostro giudizio la situazione economica di Brasile, Russia, India, Cina, il giudizio non solo è più completo, ma cambia radicalmente, e potrebbe anche suggerirci qualche utile riflessione per il nostro cambiamento

Direi che ci sono argomenti a sufficienza per avviare un vero e proprio laboratorio di giudizio sistematico di politica, economia e lavoro.

Rombo