Certo, molti di loro non erano mossi solo da grandi ideali, desiderio di conoscere e spirito di avventura. Ma in quale uomo non albergano anche brama di potere e di ricchezza?
E, ad ogni modo, c’è un elemento da considerare, di cui non sempre si tiene adeguatamente conto: quando, verso la metà del ’400, i primi portoghesi partirono verso sud per circumnavigare l’Africa, non sapevano neppure se e dove essa terminasse, sapevano ben poco dei venti e delle correnti che avrebbero incontrato, eppure non si arrestarono di fronte all’ignoto. Colombo, a sua volta, partì verso ovest confidando in calcoli che si riveleranno clamorosamente sbagliati (aveva stimato la distanza tra l’Europa e le Indie pari a un quinto di quella reale!), e ad un’intuizione che in fin dei conti poteva verificare solo affrontando il mare aperto.
Come dice egregiamente il poeta portoghese Fernando Pessoa nella poesia Mar português, solo un cuore grande può accettare questa sfida.
Mar português
Ó mar salgado, quanto do teu sal
São lágrimas de Portugal!
Por te cruzarmos, quantas mães choraram,
Quantos filhos em vão rezaram!
Quantas noivas ficaram por casar
Para que fosses nosso, ó mar!
Valeu a pena? Tudo vale a pena
Se a alma não é pequena.
Quem quere passar além do Bojador
Tem que passar além da dor.
Deus ao mar o perigo e o abysmo deu,
Mas nele é que espelhou o céu.
O mare salato, quanto del tuo sale
Son lacrime del Portogallo!
Per attraversarti, quante madri piansero,
Quanti figli pregarono in vano!
Quante fidanzate non si sposarono mai
Perché tu fossi nostro, o mare!
Ne è valsa la pena? Tutto vale la pena
Se l’anima non è misera.
Chi vuole doppiare il Capo Bojador
Deve doppiare il dolore.
Dio, al mare, diede il pericolo e l’abisso,
Ma è in lui che specchiò il suo cielo.
(F. Pessoa)
Pescespada