Se l’autodeterminazione diventa disinteresse per chiunque altro

Noa non ha avuto accesso all’eutanasia (a cui in Olanda avrebbe comunque avuto diritto), ma si è lasciata morire di fame e sete in casa in presenza dei suoi genitori e di un’équipe di medici: questo scrivono ora i giornali a due giorni dal drammatico accaduto; eppure la notizia continua a stridere, si tratta sempre di una giovanissima ragazza che ha preferito farla finita, piuttosto che convivere con il dolore (posso solo immaginare quanto grande), sotto gli occhi di una società fino ad allora rimasta indifferente.

A me – come a molti altri – invece non ha lasciato indifferente: non mi ha lasciato indifferente perché per la mia esperienza la vita è sempre un grandissimo dono di un Altro, e non è mai come te la programmi tu, ti sorprende sempre (nel bene e nel male) e di fronte ad un grande dramma mi è sempre capitato anche un grande bene; lo dico perché la mia vita è costellata di esempi, così come la vita dei miei cari e dei miei amici.

Per questo motivo la notizia di una giovane ragazza che decide di lasciarsi morire piuttosto che continuare a vedere cosa la vita le riserverà mi crea un immenso dispiacere e genera in me una tenerezza assoluta per lei.

Mi fa però anche domandare in quale società viva una ragazza che, provata da un grande dolore, non abbia avuto nessuno che le abbia detto che la vita vale la pena viverla comunque perché non sai come ti sorprenderà; io e mio marito siamo circondati di familiari e amici che con la sola loro presenza ce lo ricordano continuamente: un esempio eclatante per me è stato due anni fa quando sono nate le mie gemelle e una delle due nei primi cinque giorni di vita non si sapeva se sarebbe sopravvissuta, e nel dramma di quei giorni io e mio marito non ci siamo mai sentiti soli, i cari e gli amici ci hanno fatto una compagnia vera che ci ha fatto affrontare la delicata situazione con una serenità che mai avrei pensato di poter avere (e rischiavo di perdere mia figlia, per una mamma vi assicuro che è la cosa peggiore che si possa immaginare).

Allora mi chiedo se questa logica dell’autodeterminazione a tutti i costi, per cui la vita è mia e scelgo io come viverla (che, tra l’altro, è una negazione dell’evidenza perché, se ci si pensa lealmente, nulla della propria vita va esattamente come ci siamo immaginati, c’è sempre un pezzo che sfugge) e la vita tua è tua e puoi farne ciò che vuoi e io non voglio assolutamente dirti nulla in merito, non sfoci in ultimo in un totale disinteresse della vita degli altri e lasci tutti in un’estrema solitudine d’animo e… sì anche fisica.

Per me la vita è un dono che mi ha fatto un Altro, ma lo è anche la tua e quella di chiunque, per cui la vita dei miei cari, dei miei amici, dei miei colleghi ha un valore infinito e, se uno di questi dovesse soffrire, siccome la sua vita è importantissima anche per me, lo sosterrò con tutti gli strumenti in mio possesso.

Prego per Noa e per la sua famiglia, che devono affrontare il dolore più grande.

Pesce arciere

Una risposta a “Se l’autodeterminazione diventa disinteresse per chiunque altro”

  1. È effettivamente grave che una società perseguano la cultura della rinuncia e della morte e che si ritenga un diritto scegliere quando andarsene.Ancora più grave è il fatto che professionisti,medici,psicologi ecc.,diano per scontato che una adolescente non possa trovare qualcosa che l’attragga. Questo ci interroga: siamo testimoni di una diversa possibilità?

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