Takbir! Allah Akbar!

“Takbir!” “Allah Akbar!” Ultimamente nei notiziari ho sentito spesso arabi musulmani Jihadisti gridare questa invocazione (…da Parigi in giù). Letteralmente significa “Dio è più grande”. Forse già qui sta il problema: più grande di cosa?
Lo Stato Islamico dell’Iraq e della Grande Siria (ISIS) autoproclamatosi tale l’anno scorso è in continua espansione territoriale ed è sirena di richiamo per sempre più numerose reclute da tutto il mondo, perché? Cosa spinge ad entrare nell’esercito di Abu Bakr Al-Baghdadi? Io penso sia il grande ideale per cui ognuno darebbe la vita: la felicità propria e quella dei propri cari. Il Califfato infatti ricorda ai musulmani che il loro compito è quello di dare gloria a Dio e solo facendo così puoi trovare la felicità. Se per farlo sono necessari sacrifici, beh, è il prezzo da pagare. «Siamo combattenti. Non cerchiamo una vita facile. Al contrario, più la situazione è difficile più siamo vicini a Dio» dichiarazione di un militante Isis. Quel che conta è il premio!
Dare gloria a Dio secondo Abu Bakr Al-Baghdadi vuol dire combattere gli infedeli e gli apostati.
Come tutte le appartenenze, dall’amicizia al partito, dalla parrocchia alle SS, appartenere rende il singolo più forte. Così il califfato in poco tempo conquista terre, abbatte confini ed inizia a provvedere anche alle esigenze quotidiane dei suoi sudditi. Pattuglia le strade per controllare che sia rispettato il corano e infligge pene esemplari per chi delinque, applicando la Shariah. A suo modo ha organizzato anche un sistema di welfare. Le famiglie del califfato danno la Zakat, l’elemosina rituale: il ricavato viene poi distribuito alle famiglie più povere che hanno più figli.
Io penso che quindi non sia del tutto incomprensibile che un musulmano magari povero, che ha sempre studiato il corano e crede che Dio valga più di ogni cosa, si arruoli con Al-Baghdadi, rispondendo così a molte delle sue esigenze ideali e di vita quotidiana!
Ma a prezzo di che cosa lo fa? Purtroppo sembra che Allah sia più grande di ogni cosa, anche della vita propria e altrui. Ecco, mi sembra che sia questo il punto decisivo di differenza tra il militante Isis e me, cattolica occidentale: Dio nel cristianesimo è diventato la vita stessa, non è nonostante la vita, ma dentro la vita. Non c’è bisogno di superare o tralasciare la vita per arrivare a lui. È proprio la vita che mi interessa, in ogni suo più lieve sussulto, desiderio e manifestazione.

Pastinaca