Tema svolto il 6 febbraio 2017

Tema in classe.
Traccia: Tu dici che ami la pioggia, ma quando piove apri l’ombrello… tu dici che ami il sole, ma quando splende cerchi l’ombra… tu dici che ami il vento, ma quando tira chiudi la porta… Per questo ho paura quando dici che mi ami. (Cit. W. Shakespeare)
La frase di Shakespeare sinteticamente esprime l’idea che quando uno ama qualcosa, in fondo comincia a difendersi dall’oggetto del suo amore. Per questo l’ultima frase descrive la paura di sentire di essere amati.
Gli esempi del sole, della pioggia,  del vento hanno in fondo un significato vero, però a ben guardare non per forza dicono di una negatività dell’esperienza affettiva.
Se io mi riparo dal vento,  è per non subirne gli aspetti negativi; se uno ricerca l’ombra, lo fa per non venire bruciati o ustionati; se qualcuno usa l’ombrello, è per potere state sotto la pioggia e goderne la bellezza senza uscirne inzuppati e raffreddati.
Per l’amore, dunque,  può valere lo stesso discorso. Uno nell’amore dà tutto, non dovrebbe risparmiarsi in nulla, non dovrebbe ripararsi da nulla.
Però, a ben pensarci, l’amore può diventare ustionante come il sole, violento come il vento, rovinoso come la pioggia battente.
Talvolta uno dall’amore si lascia travolgere come un vento impetuoso, o permette  che lo impregni come la pioggia di un temporale violento estivo, o infine si scotta come su una spiaggia d’estate assolata e torrida.
Possiamo dire che tutto ciò sia da evitare o da fuggire.  Bisogna avere paura di superare i limiti in un rapporto affettivo? Io penso di no. Anzi credo che sia inevitabile vivere queste tre esperienze da cui non penso si debba difendersi. Bisogna certo prenderne coscienza, viverle e capire se aiutino ad amare di più o di meno.
È come quando si ha una bolla di sapone che ci passa davanti: se ne siamo così affascinati da volerla stringere tra le mani, la facciamo esplodere. Se stringiamo con troppo vigore una farfalla, le facciamo perdere la facoltà di volare. Se ci avviciniamo troppo ad una fotografia, corriamo il rischio di non riuscire a vederla bene e per questo dobbiamo stare ad una certa distanza. È inevitabile.
Dunque il ripararsi dalla pioggia  può essere un modo più completo per gustare la bellezza della pioggia. Così come nell’amore, il rispettarsi a vicenda senza volersi stringere fino a soffocarsi, può essere fondamentale perché il rapporto sia duraturo e bello.
L’ombra ci fa restate a lungo a guardare una campagna assolata e torrida, nel fresco dell’ombra creata da un albero possiamo magari addormentarci e gustate l’afa di un paesaggio marino nell’ora di punta.
Una finestra chiusa o una porta serrata rendono il vento un fenomeno affascinante: quante volte uno si sofferma a guardare dalla finestra chiusa una tormenta di neve causata da un vento impetuoso o un temporale furioso che provoca magari una tempesta che ci atterrisce, ma allo stesso tempo ci fa rimanere incollati al vetro.
Anche nell’amore bisognerebbe fare così. Troppe volte uno si lascia prendere dal vortice dell’istinto, quando in realtà una certa distanza tra gli amanti non può che favorire l’emergere della verità del rapporto che altrimenti diventa possessivo, stringente, violento.
In questa maniera tutto diventa precario perché l’eccesso porta al logoramento del legame: come la terra che viene spaccata dal calore del sole, come la pietra che viene corrosa dalla pioggia, o come la foglia che danza incontrollata nella furia del vento fino a cadere morta sull’asfalto freddo e nudo.

Il Pigo