Tu, mio.

Il titolo ricorda un romanzo ambientato sull’isola di Ischia (dunque piuttosto in tema con il mare di questo blog), ma questo mio commento racconta di tutt’altro.
Più che un romanzo potrebbe essere la trama di una telenovela o di una serie tv di quelle che vanno oggi tanto di moda.
Forse la storia l’avete letta anche voi: c’era una volta un padre che aveva tre figli e un brutto giorno – con i figli già adolescenti – ha scoperto che due su tre erano frutto di un altro amore (anzi di due).
La legge (come recentemente novellata) guarda ragionevolmente ai figli e alla responsabilità dei genitori su di loro, e così non è possibile effettuare il disconoscimento dopo 5 anni dalla nascita. Dunque inizia la battaglia giuridica. Si dice che non è in questione il bene che il padre vuole alle creature che ha cresciuto, ma è un problema di giustizia e di economia.
Altrove, però, si sta discutendo di una questione giuridica simmetrica, quella della genitorialità in forza di una fecondazione eterologa. E poi ci sono le istanze per gli “uteri in affitto”, per le adozioni alle coppie omosessuali e ai single…
Insomma, con tutto il rispetto per il dramma umano delle singole vicende, sembra che alla legge si chieda di rispondere a tutti i nostri bisogni nel momento stesso in cui si manifestano.
E più profondamente (e mi auguro inconsciamente) si chiede che non vi sia alcuna definizione certa di famiglia, di uomo, di donna, di figlio e di padre: che significa la condanna di una società al disordine e all’autodistruzione.
Un giorno una psicologa mi ha detto che non si deve aver timore di dire “mio” ai propri figli, “sei mio”, perché loro hanno bisogno di una appartenenza, e che i genitori affermino questa appartenenza.
Allora – tornando al titolo – “tu”, come affermazione totale dell’altro perché c’è e così come è, e “mio”, come riconoscimento di un’appartenenza amorosa e inestirpabile, possono essere i termini con cui recuperare un rapporto possibile tra genitori e figli, tra marito e moglie, tra amico e amico (direi anche tra l’essere umano e il suo Creatore, ma questa è un’altra storia).

Sirenetta