Io sono un pesce piccolo, d’accordo. Ma anche i signori del mare, pescecani e squali, sono fatti della stessa pasta.
Certe domande vengono a galla, non importa se a spingerle su sia una coda imponente, una pinna da niente o un fiotto d’aria pura.
Specie se si fanno certi incontri attesi e inaspettati.
Guardate qua …
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Da qui, dai fondali non vedemmo che un’ombra affiorare tra le onde.
L’ombra dell’uomo che placa la tempesta sul lago.
L’ombra che cammina sicura sul pelo dell’acqua.
L’ombra sullo scoglio che ragiona di pietre e di una nuova costruzione.
L’ombra che indica il lato buono della barca da cui gettare di nuovo le reti.
L’ombra che una bella mattina sulla riva riabbraccia il vecchio pescatore fallito e lo crea padre di moltitudini.
Noi qui non vedemmo che un’ombra, lassù.
Ci bastò per abboccare l’ultrasuono del suo cuore imperioso, il cenno, l’esca di un gesto, l’immagine riflessa.
A voi che bevete l’aria dolce e avete il raggio e il calore delle stelle e il cielo pieno di vento per corona,
a voi che tra occhi e branchie mortali possedete il segreto dell’universo, la calamita dei mondi, a voi che vivete lassù
non basterà aver toccato l’orlo della sua veste, aver sofferto la presa delle sue mani, aver pianto con il capo chino sul suo cuore amante,
averne rischiato il perdono e sfidata l’allegria?
Fino a quando soffocherete in gola il grido, la domanda che tutta la creazione attende:
“Chi sei, tu? Che vuoi tu, con la tua strana promessa? Chi sei tu, ombra o uomo certo, che nel silenzio del firmamento, abisso al mio abisso, finalmente rispondi?”
Scaro