Una ragione per lottare

In un momento storico come quello odierno, in cui la crisi economica fa sentire tutta la sua gravità e le sue conseguenze non si limitano solo al campo economico ma spesso invadono drammaticamente la dimensione umana di chi ne viene colpito (basti pensare alle purtroppo frequenti notizie dei suicidi dovuti alla crisi), può essere interessante vedere – o rivedere – Cinderella Man, il film interpretato da Russel Crowe sulla vicenda del pugile statunitense di origine irlandese James J. Braddock, con cui si è aperto il cineforum dal titolo ‘900cinema, promosso dal Liceo Classico Perrotta di Termoli (qui il link alla locandina con i titoli di tutti i film in programma, e qui il link alla scheda di presentazione del film preparata dagli studenti).
Braddock era un pugile promettente nella New York di fine anni ’20, ma il crollo di Wall Street del 1929 gli fa perdere tutti i suoi beni, costringendolo a vivere di lavori saltuari al porto per cercare di mantenere la moglie e i tre figli.
Quando tutto sembra mettersi al peggio, Jimmy – che voleva ostinatamente cavarsela senza chiedere aiuto a nessuno – è costretto a ricorrere al sussidio pubblico istituito dal presidente Roosevelt per le famiglie bisognose, e a chiedere aiuto proprio a quel mondo della boxe che lo aveva impietosamente “scaricato”.
E quando le circostanze gli offrono una seconda possibilità, che lo porterà di nuovo sul ring fino a sfidare per il titolo il campione del mondo dei pesi massimi, Jimmy restituisce il denaro che aveva avuto dall’assistenza pubblica, spiegando ai meravigliati giornalisti che in un grande paese che decide di aiutare i propri cittadini che se la passano male, anche lui, ora che le cose cominciano ad andare un po’ meglio, vuole contribuire nel suo piccolo ad aiutare chi ha bisogno. E ad un altro giornalista che gli chiede come mai da un pugile capace solo di perdere sia tornato ad essere un vincente, Braddock risponde: “Ora so perché combatto: per il latte!”, riferendosi a quando, nel periodo più nero della sua vicenda personale, non riusciva più neppure a garantire ai propri figli il latte ogni mattina.
James Braddock è nel film esempio di tenacia, di dignità umana, di attaccamento ai suoi cari, e, proprio nel momento in cui dichiara, apparentemente sconfitto, di non avere più parole per le preghiere, la realtà lo costringe a piegarsi e a domandare agli uomini quell’aiuto che non voleva domandare a nessuno, neppure a Dio. Accetterà di farlo, e la sua vita, grazie a questa “seconda possibilità”, cambierà.
Tra i tanti spunti che il film offre, forse questo è il più attuale: per lottare, per non arrendersi, ci vuole una ragione, una ragione “di carne e di sangue” però, una ragione che abbia le sue radici nell’affettività in qualcosa, o meglio in qualcuno cui siamo realmente e profondamente attaccati. Solo così l’uomo non rimane misura di se stesso, accetta di riconoscere i propri limiti, e non riponendo tutte le proprie speranze nel proprio successo e nei risultati che riesce ad ottenere con le proprie forze, non è schiacciato senza scampo dai propri fallimenti, ma riesce ad affrontarli accettando anche di piegarsi a chiedere aiuto, perché questo piegarsi non lede la sua dignità di uomo, ma gli consente, al contrario, di riscoprirsi pienamente uomo.
Buona visione!

Pescespada

P.S. Ne approfitto per ringraziare La Spigola e tutti i suoi numerosi frequentatori ittici per avermi dato l’idea di promuovere anche tra i miei studenti la sana consuetudine di provare a giudicare la realtà; mi sono accorto che i miei studenti lo fanno già, di solito in particolare sui libri che leggono, i film che vedono e la musica che ascoltano, così ho proposto loro di creare un blog per condividere tra loro questi giudizi. Lo abbiamo chiamato “il paracadute”, prendendo spunto da una affermazione di Albert Einstein che dice “la mente è come un paracadute, funziona solo se la apri”, e lo abbiamo diviso, per ora, in quattro sezioni: attualità, cinema, libri, musica. Veniteci a trovare (Il Paracadute) e se volete lanciatevi anche voi con il nostro paracadute, vi assicuro che nonostante le apparenze non vi sentirete… pesci fuor d’acqua [mi perdoni Tonno Subito per l’indegno tentativo di imitazione di battuta]!