Veni, vidi… Veca

Veni, vidi... Veca
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L’ultimo libro del filosofo Salvatore Veca (Pensieri nella penombra, Morcelliana, pp. 96).

 

È quasi un dialogo realizzato negli ultimi tempi della sua vita: un testo importante per chi voglia tornare a riflettere sul senso del nostro essere nel mondo, ‘gettati nel mondo’, cercando risposte non univoche, ma sempre aperte. È un piccolo libro postumo, sapienziale, colto e orientato verso la profondità e la complessità, ma in termini coinvolgenti, perché affronta temi decisivi per riflettere sul senso non banale del nostro esserci. 

(Riecheggiano temi e linguaggio heideggeriani, ma non è questo che ora si vuole sottolineare). 

 L’incontro-dialogo avviene tra un credente, che è il curatore Mosca Mondadori, e un pensatore agnostico, ma comunque attento a proposte di origine anche religiosa o evangelica, come nel centrale riferimento al Discorso della montagna, alle Beatitudini; ma non solo. Decisiva è nel pensiero di Veca, come è evidente in questo testo, la condizione di umana esistenza del soggetto messo in relazione con altre esistenze, dove nessuno è ‘padrone del mondo’, ma parte globalmente coinvolta. Il soggetto ‘povero in spirito’, proprio in quanto tale, si pone vitalmente in stretto, necessario rapporto, nella propria, produttiva ‘umiltà’, con gli altri analoghi soggetti, nel quadro del nostro essere ‘tutti creature’. 

Ma gli spunti offerti dalle riflessioni di Veca sono moltissimi, sollecitate dall’interlocutore, Mosca Mondadori, e ci riproiettano alle linee forti della sua ricerca filosofica. Il punto di partenza è un concetto di speranza, pur nella piena consapevolezza della nostra fragilità, e dunque da un’ipotesi di possibile miglioramento della realtà d’oggi, legato all’idea di salvaguardia dell’ambiente e di possibile positivo utilizzo della ‘rivoluzione informatica e tecnologica’ (considerando, per esempio, la medicina digitale). 

Veca fa proprio il messaggio di papa Francesco sul necessario legame tra giustizia ambientale e giustizia sociale, nel generare speranze vive che prospettano all’umanità importanti e irrinunciabili ‘punti di luce’. Il filosofo, stimolato dal suo interlocutore, indaga poi sull’enigma dell’amore, cercando un punto di possibile equilibrio nell’incontro tra identità diverse, prova ulteriore del senso relazionale dell’umano, ci parla della poesia del Cantico dei cantici e si sofferma molto sul Discorso della montagna. Ma sarebbe fuori luogo sintetizzare e riassumere gli innumerevoli elementi e temi proposti in queste riflessioni di Salvatore Veca, che tra l’altro pone la riflessione del filosofo in un punto intermedio tra scienza e arte e ci parla del linguaggio della musica, da lui tanto amata, visto come matematica nel corpo espressivo della composizione.

Moscardino